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Il Casalotti di Mister Mocci alle porte della nuova stagione

by Mattia Cengia

La squadra di mister Roberto Mocci esordirà in Seconda Categoria questa domenica alle 15. Davanti ai ragazzi dell’allenatore marchigiano ci sarà il Kaysra. Abbiamo intervistato proprio Mocci per poter far luce sulla condizione del Casalotti e sul come sia arrivato sulla panchina della squadra romana.

- Siamo alle porte di questo campionato di Seconda Categoria. Come si è avvicinata la squadra all’esordio e quali obiettivi si pone?
"Sinceramente non ci avviciniamo nelle migliori condizioni, sia per il 
cambiamento in panchina a metà stagione, sia per una serie di infortuni che ci hanno condizionato. Non siamo in forma al 100%. Non abbiamo obiettivi, scenderemo in campo settimana dopo settimana per fare il meglio possibile, poi magari a metà stagione capiremo dove posizionarci al meglio".

- Nelle categorie minori cosa fa la differenza all’interno delle squadre per ottenere risultati?
"Nel calcio in generale la differenza è il gruppo squadra. Quando si va in campo uniti, i risultati si ottengono, si lotta l’uno per l’altro, e a volte si vanno a sopperire le carenze tecniche. Per me l’unica formula per fare bene è il gruppo, entrare in campo vogliosi di aiutare i compagni. Viceversa, quando manca questo, anche con ottime individualità si ottengono pochi risultati".

- Negli ultimi anni sono nate sul web iniziative e progetti mirati al raccontare le vicende di squadre appartenenti alla stessa categoria del Casalotti, o comunque a categorie molto vicine alla Seconda. Tanti numeri generati che hanno portato gli amanti del gioco a tornare a mettere gli scarpini, e in alcune regioni c’è stato un vero e proprio boom d’iscrizioni. Come si spiega questo ritorno all’origine quando il calco che vediamo in tv invece si allontana sempre più da quello che eravamo abituati ad ammirare anni fa?
"La passione è quella che ci riporta in campo. Il calcio dei grandi non ci rappresenta più, e quindi cerchiamo di alimentare questa passione mettendoci la faccia, rimettendoci gli scarpini e divertendoci. Il calcio nasce come un gioco e tale deve rimanere. Purtroppo negli ultimi anni il tifoso non si rivede nelle categorie maggiori, e quindi ci si riavvicina ai campionati dilettantistici per tornare ad accarezzare il vero calcio".

- Parliamo un po’ di lei. Ci racconta quando è iniziata la sua avventura in panchina e come è arrivato a sedersi su quella del Casalotti?
"Io inizio nel 2008 nelle Marche, a causa di una squalifica di un anno per la quale non potevo giocare, e allora la società decide di affidarmi il ruolo di allenatore guidando i ragazzi dalla tribuna la domenica. A fine squalifica riprendo a giocare per altri tre anni, poi decido di prendere il patentino, riparto sempre dalla stessa società, con la quale facciamo buoni risultati e saliamo di categoria. Nel 2018 mi trasferisco a Roma per motivi di lavoro e riprendo a giocare, ma non stando molto bene fisicamente decido di rimettermi in gioco in panchina. Tramite un collega vengo a sapere di questa opportunità, mi incontro subito con il presidente ed eccomi qui… ora sono anche io parte del Casalotti".

- Parlando di campo invece. Ci sono dei giocatori da cui si aspetta quel quid in più sul quale la squadra potrebbe aggrapparsi nei momenti di difficoltà durante l’anno?
"All’interno di un gruppo ci sono giocatori con più qualità tecniche o altrettanto importanti qualità morali, di leadership. Questi ragazzi servono durante l’anno, ma l’importante è che sappiano metterle all’interno del gruppo. Solo così si esaltano le qualità individuali di ogni singolo giocatore".