Da calciatore ad allenatore Under 19: una storia d’amore bellissima tra Gabriele Doria ed il club anziate.

Giovani alla riscossa

“Cerco di trasmettere più cose possibili, nei miei giocatori cerco l’intensità e il sacrificio”. Intelligenza e tecnica sono chiaramente una chiave, ma per mister Doria vengono prima altri aspetti, per lui sono fondamentali.
Anzio non è Roma, parliamo di una città piccola rispetto alla capitale ed il calcio a 5 non è quello a 11 per passione nei due ambienti. Il lavoro del club biancoblu è stato eccezionale fino ad ora secondo il nostro intervistato, soprattutto a partire dai più giovani: “La società sa scegliere molto bene i ragazzi per le giovanili”. 

Crescere tra le mura amiche

“Pregara e aspetti tattici li porto dietro dall’esperienza con mister Di Fazio”. Il 5 contro 4 è una caratteristica che Doria ha rubato, come ci dice, lui proprio all’allenatore citato prima. Sfruttata bene, questa dinamica risulta molto utile nel gioco. 
Con nota a Fabio Locatelli, per lui figura di spicco nella crescita professionale del club, il Città di Anzio ha rappresentato un modello di voglia di mettersi in gioco: “Città di Anzio è sinonimo di crescita incredibile, nato come un gruppo di amici che si divertiva”.

Mentalità ed esperienza

“Quando ero un calciatore, mi sfogavo sul campo. Ora sono totalmente preso nel fare l’allenatore”. Non sa darci una risposta precisa Gabriele Doria, però non nasconde l’emozione che giocare in B per il Città di Anzio e nel campo del club sarebbe bellissimo per lui. Allo stesso tempo è totalmente immerso nel suo lavoro.
Ha vissuto il rimpianto, che lui sottolinea come la cosa più brutta di tutte a livello emotivo. Vuole che i suoi ragazzi non lo provino mai sulla pelle: “Bisogna uscire senza rimpianti, una volta sotto la doccia è troppo tardi”.
Nella vita come nello sport momenti brutti si vivono, e Doria è stato bravo a reagire. Data l’esperienza, spende anche parole per chi ne ha bisogno: “Ho vissuto un brutto periodo, come consiglio per chi vive qualcosa di simile è farselo scivolare addosso”.

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