Intervista a Rodolfo Fortino
- by Dario Leo
Basterebbe leggere l’imponente palmares di questo giocatore per capire l’importanza e la fortuna di averlo avuto ospite, e per me, di averlo potuto intervistare.
Fortino ha risposto presente al nostro invito mentre ancora, con la sua squadra, l’FF Napoli, stava festeggiando la conquista della Coppa Italia di serie A2, che si aggiunge al campionato dominato ed alla promozione conquistata con largo anticipo, per un doblete storico che ha visto la società partenopea vincere tutte le partite ufficiali fin qui giocate, nessuna esclusa.
Ma quando hai calcato i palcoscenici più prestigiosi del futsal mondiale, e sei soprannominato Robocop, questo ancora non ti basta, e Rodolfo ci ha detto di essere già concentrato per vincere anche la partita di sabato prossimo e chiudere il campionato a punteggio pieno.
Non solo Napoli. Con Fortino abbiamo parlato anche di nazionale, e di come il nuovo corso del ct Bellarte stia portando una ventata di aria fresca ad una nazionale che dopo un decennio di buoni risultati si era come incartata. Di quel decennio ha fatto parte anche il nostro ospite, con più di 80 presenze e 51 gol, alcuni stupendi, alcuni vitali come quello segnato al Portogallo nella semifinale dell’Europeo belga del 2014, poi conquistato dagli azzurri.
Non potevamo non affrontare anche con Fortino una tematica che ho personalmente dibattuto con tutti gli ospiti che ho avuto il piacere di interpellare per cronistaposrtivo.it: la discesa in campo delle società di calcio di serie A nel futsal con la creazione di dipartimenti dedicati. Fortino ha fatto parte di una realtà così strutturata in Portogallo, avendo militato per anni nello Sporting club de Portugal, che tutti conosciamo come Sporting Lisbona. Ci ha raccontato l’enorme differenza rispetto all’Italia. A Lisbona c’è un seguito del futsal importante, i giocatori vengono intervistati e compaiono sui giornali e sui tg sportivi tutte le settimane. Le società hanno dei mezzi paragonabili a quelli del calcio. Insomma, è una vera e propria esperienza da professionista, un’esperienza, quella dell’estero, che anche i giovani giocatori di calcio a 5 italiani dovrebbero provare per migliorare la propria attitudine mentale al gioco.
Dario Leo