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Iker Casillas: storia di un vincente

by Cristiano Simeti

Se pensiamo a calciatori che hanno segnato la storia del gioco viene spontaneo pensare ai grandi numeri 10: da Maradona a Platini, da Ronaldinho a Messi. Il segno lo si può lasciare in tanti modi e nel suo ruolo lo ha fatto senza dubbio Iker Casillas, una leggenda di questo sport, un grande uomo prima che un grande portiere

L’estremo difensore spagnolo ha detto addio al calcio giocato a 39 anni, appendendo i guanti al chiodo dopo 22 gloriosi anni di carriera, colmi di successi. E pensare che il percorso di Casillas è stato davvero singolare. A 16 anni, quando giocava nelle giovanili del Real Madrid, un giorno, mentre sedeva sul suo banco di scuola, improvvisamente gli venne comunicato che la prima squadra del Real lo stava aspettando per una trasferta in Norvegia. Dall’essere seduto sul suo banco in una semplice giornata scolastica, Iker si ritrovò catapultato in un sogno, in mezzo a calciatori del calibro di Morientes, Seedorf, Raul. Da lì è iniziato il suo splendido viaggio.
La sua prima stagione è stata subito condita dalla vittoria della Liga e della Champions League. Un percorso che sembrava poter proseguire senza ombre ma le difficoltà non tardarono ad arrivare. Nella stagione 2001/02 Del Bosque lo relegò in panchina preferendogli Cesar, certamente non al suo livello. Il caso, però, volle che, per un infortunio dello stesso Cesar, Casillas giocasse la finale di Champions, mettendo il suo marchio sulla conquista della coppa, la seconda in 3 anni. Quell’episodio mise in mostra la sua grande mentalità.
La sua grande leadership lo ha portato a vincere tutto con la maglia dei blancos: 5 campionati spagnoli, 4 supercoppe spagnole, 2 coppe di Spagna ma sopratutto 3 Champions League. Iker Casillas però ha sempre dovuto conquistarsi il posto con lavoro e dedizione, nonostante abbia vinto per 5 volte il titolo di miglior portiere al mondo.
Ad un certo punto della sua carriera, nella stagione 2012/13 si ritrovò sulla sua strada lo Special One, Josè Mourinho. L’allenatore portoghese, dopo diversi scontri, decise di mettere fuori rosa il portiere spagnolo per scelta tecnica, ottenendo l’acquisto di Diego Lopez che diventò l’estremo difensore titolare dei blancos. Stessa storia avvenne con Ancelotti successivamente. Il lungo periodo in panchina, però, non scalfì un campione come Iker che nel 2014 riconquistò temporaneamente la titolarità prima di lasciare il suo Real Madrid per trasferirsi al Porto con cui ha disputato 5 stagioni.
I 25 anni di carriera tra giovanili e prima squadra con il Madrid rimarranno scolpiti nella storia del club, nonostante anni complicati che lo hanno condannato ad un ingiusto ruolo da non protagonista. In quelle situazioni è venuta fuori la grande professionalità del portiere nativo di Mostoles che ha sempre accettato le decisioni degli allenatori, senza mai creare malumori all’interno dello spogliatoio. Il grande uomo che ha dimostrato di essere lo eleva ancor di più anche come calciatore.
La gloriosa carriera di Iker Casillas non è soltanto legata al Real Madrid ma anche alla nazionale spagnola. Quella nazionale con cui vinse il mondiale Under-20 nel 1999 quando era ancora un ragazzino. Si è impadronito della porta delle Furie Rosse diventando il capitano della prima squadra e giocando con i migliori, da Puyol a Sergio Ramos, da Xavi a Iniesta, da Raul a Torres. Ha alzato al cielo la coppa del Mondo nel 2010, toccando il punto più alto della sua carriera, senza dimenticare i 2 campionati europei. 
Nel 2019 il grande spavento, l’infarto al miocardio che lo ha tenuto su un letto d’ospedale per 5 giorni, compromettendo per sempre la sua carriera e non solo. Un terribile episodio da cui Casillas è saputo uscire con la forza che lo ha contraddistinto durante tutta la sua carriera calcistica. Una carriera che in tanti hanno onorato, uno su tutti il suo rivale sportivo fra i pali, Gianluigi Buffon che ha lasciato un messaggio per lui poco dopo il suo ritiro: “Dicono che la concorrenza ci rende migliori degli altri ma non perfetti di fronte a noi stessi. Forse questa futile ricerca della perfezione è ciò che ci ha reso ciò che siamo. Grazie Iker, senza di te, tutto avrebbe avuto meno significato”. Si dice che si apprezza il vero valore delle persone quando se ne vanno: nel caso di Iker, non vederlo più sul rettangolo verde lascia un vuoto che possiamo colmare elogiando lo splendido esempio di sport che è stato Casillas, in tutte le sue forme.

Cristiano Simeti