- by DanieleTragnone
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in L’intervista
Maurizio Maurizi, bomber 35enne dell’Olimpica Tivoli, tira una riga su una stagione di alti e bassi e chiede l’ultimo sforzo ai suoi compagni in vista del rush finale.
Una grande famiglia
Sette anni di militanza con la stessa maglia certificano un legame viscerale, proprio di coloro che un tempo chiamavamo bandiere: “Sono arrivato qui in un momento complicato della mia vita. Mi hanno accolto come una famiglia, spronandomi a non lasciare il calcio; spero di ripagarli con i miei gol”. Ci sono tutti i presupposti per rinsaldare il sodalizio, anche perché «io non sono Francesco Totti e… Mister Isacchini non è Spalletti!». Dunque, nessun timore in tal senso.
Andamento altalenante
Isoliamo un numero di questa stagione: 5 sono le vittorie con 4 gol di scarto. Di contro solo 4 volte l’Olimpica ha perso con lo scarto minimo. Aggiungiamo il filotto di 5 pareggi consecutivi (17°-21°). Ne viene fuori una stagione schizofrenica, ma la chiave di lettura di Maurizi è differente: “A volte ci siamo presentati in 12 la domenica…noi abbiamo fatto il nostro, non abbiamo problemi di gestione della partita, facciamo il massimo poi la fortuna può girare”.
Rapporti intergenerazionali
Maurizi, capofila di uno spogliatoio dove s’incontrano anime sagge e giovani scalpitanti, esprime un certo rammarico circa l’evoluzione dei rapporti intergenerazionali: “Oggi bisogna fare lezioni di umiltà, insegnare a trattare con rispetto chi si ha a fianco, i ragazzi di oggi hanno poco rispetto delle persone più grandi”. Un altro mondo rispetto a quello conosciuto dal Maurizi 20enne: “Prima dovevi dimostrare di saper giocare a calcio e basta, oggi i ragazzi ascoltano poco e pretendono tanto, non funziona così”.
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