Con Federico Perazza, inossidabile mediano della Sorianese, parliamo a tutto tondo delle dinamiche del campionato. Spazio anche per una disamina tattica sul suo cambio di ruolo.

Promozione spaccata in due

Sono molte le voci, nel coro di addetti ai lavori, a definire questo Girone A di Promozione una mini-Eccellenza. O meglio, è tale dalla Sorianese in su. Secondo Perazza lo si vede ogni domenica: “Ci sono quelle 3-4 squadre attrezzatissime, la similitudine con la categoria superiore è realistica”. A sua detta, squadre affrontate alla pari: “Non mi ricordo una squadra di queste che ci ha messo davvero sotto, forse il Tolfa. Per la vittoria finale vedo meglio l’Aranova”.

Strutture e superfici

Li abbiamo predicati, li abbiamo voluti, adesso ci sono: parliamo dei sintetici, indispensabili per sopperire alla piaga dei manti erbosi in provincia, lasciati all’incuria e buoni per la semina. Ovvio poi che, sparsi qua e là, permangano alcuni campacci: “Domenica a Carbognano ho risentito la differenza. Quando ti alleni e giochi sulla superficie veloce e torni al naturale, cambia proprio il modo di giocare”. Logica che, ribaltata, porta con sé un vantaggio: “Chi gioca sulla terra e viene da noi, quasi sempre si trova in difficoltà”.

Centrocampista errante

Chi vede giocare Perazza si accorge subito che non è un 10 canonico: è lui che va a pestare con i piedi la linea difensiva andando ad impostare, forte di buona tecnica individuale, per poi accompagnare l’azione. È un mediano errante con licenza di movimento, non imbrigliato da Del Canuto che, anzi, apprezza la sua polivalenza nelle due fasi. Ciò è stato possibile grazie ad un’evoluzione costante: “Nasco come mediano, spesso adattato a fare la mezzala. In estate il mister, dato che davanti la difesa eravamo scoperti, mi ha provato una decina di metri più indietro e l’esperimento ha pagato”.

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