Farsi raccontare come si racconta lo sport: ecco Renzo Giannantonio
- by Mattia Cengia
Renzo Giannantonio ha realizzato il sogno di tanti ragazzi che, affascinati dal mondo calcistico e sportivo in generale, lavorano per poter arrivare a raccontare la loro passione.
I primi passi di chi, oggi, insegna la professione
Non solo radiocronista, la voce di RadioRadio si occupa anche di formare i ragazzi che si avvicinano a questo mondo, sia dal punto di vista televisivo che radiofonico, conducendoli all’interno di una professione che oggi conta tanti esempi da cui prendere ispirazione: “Quando iniziano sono connessi con la loro esperienza di fruitori, e l’esempio dei migliori potrebbe divenire fuorviante. La cosa fondamentale è far venire fuori il proprio racconto, il proprio punto di vista. Se si è costruiti si sentirà, non c’è verso di ingannare chi ci ascolta”. Il modo in cui ci si può avvicinare al professionismo in questo campo è per forza di cose cambiato con il tempo; abbiamo chiesto a Giannantonio di raccontarci quali furono i suoi primi passi, per avere un’idea sulle differenze d’approccio tra ieri ed oggi: “Da piccolo facevo la telecronaca delle partite in cortile, di quelle al biliardino, ai videogiochi, poi mi sono ritrovato a fare da supporto in una radio privata di Roma che mi ha dato la possibilità di seguire da subito eventi di grande livello. A 22 anni ho iniziato ad occupare anche la tribuna stampa con i grandi, e questa cosa mi ha fatto crescere, facendomi rendere conto di quali sono le esigenze di un telespettatore e radioascoltatore”.
L'esperienza sul campo
Esistono due modi con cui si può svolgere una telecronaca o una radiocronaca: da tubo (quindi davanti uno schermo, ndr) o dal vivo. La differenza tra le due sarebbe concepibile soltanto se si arrivasse a provarle entrambe, e Giannantonio ha messo in chiaro come siano due modi di fare cronaca totalmente diversi: “Se da tubo la situazione è più facile da tenere sotto controllo, quando sei sul campo devi rendere conto ad un mondo che attorno a te è vivo. Ad Istanbul, per un Besiktas-Lazio di Coppa Uefa, che mi si ruppe la cuffia e dovetti cercare di farmi aiutare da persone che non capivano nulla di quello che dicevo. La cronaca si fece, ma, come accadde per entrare allo stadio, ci ritrovammo il pullman sotto assedio dei turchi. Tutte cose che da tubo non si possono sperimentare insomma”. La chiusura di questa piacevole chiacchierata con Renzo è arrivata con ciò che lui considera il successo per ogni telecronista o radiocronista, che deve essere preso da coloro che vorrebbero fare la stessa strada come le fondamenta della loro crescita: “Quando non ci si mette dinanzi l’evento. È chiaro che passando il tempo si raffina il tuo modo di raccontare, ma a volte si corre il rischio di stupire con una parola, con l’effetto speciale”.
Segui la nostra pagina Facebook (clicca qui per accedere), ascolta tutte le interviste di Cronista Sportivo su Spotify e non perdere tutti gli highlights della gara su Live Recap. Vuoi partecipare a Cronista Sportivo e diventare un giornalista? Iscriviti ai nostri corsi, manda la candidatura a info@cronistasportivo.it.