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SERIE A, LA GRIGLIA DI PARTENZA AL TERMINE DEL MERCATO

by Paolo Pipolo

Alle ore 20 del 1 settembre si è chiusa all’Hotel Sheraton di Milano la famigerata porta che ha segnato la chiusura della sessione estiva di calciomercato. Sono stati due mesi intensi a dir poco, con colpi di scena come solo il mercato è in grado di dare. Per le squadre di Serie A, questa sessione è stata molto proficua e diversi calciatori di spessore hanno firmato per giocare nel campionato nostrano, ognuno portando una storia diversa con se. Ma come si prefigura la griglia di partenza?

Il Napoli campione in carica ha messo a segno ben nove colpi e tutti di livello. Da Vanja Milinkovic-Savic come secondo (o forse no?) di Alex Meret a Sam Beukema, passando per Noa Lang e Gutierrez allo svincolato Kevin De Bruyne, vero e proprio diamante della corona azzurra. E proprio sul gong sono arrivati gli ultimi due colpi: il ritorno di Elijf Elmas, centrocampista duttile che serve come il pane in qualunque squadra, e l’arrivo di Rasmus Hojlund, acquistato anche a seguito del grave infortunio occorso a Romelu Lukaku. Sono loro i favoriti?

L’Inter, dal canto suo, è riuscita a mantenere tutti i big, nonostante gli screzi tra Calhanoglu e Lautaro Martinez risalenti al Mondiale per club. A rinfoltire la rosa sono arrivati in cinque: Henrique, Bonny, Diouf, Sucic (subito molto bene all’esordio contro il Torino) e Manuel Akanji, che ha sostituito Pavard, passato al Marsiglia. La dirigenza ha assestato anche un ottimo colpo in uscita: si tratta di Nicola Zalewski, acquistato dalla Roma per 6 milioni a gennaio e venduto all’Atalanta per 16.

L’Atalanta di Juric è all’inizio di un nuovo capitolo. L’idea è chiara: si punta sulle certezze. Scamacca, CDK e Maldini - con Krstovic (uno dei pochi acquisti) - avranno in mano l’attacco. È arrivato Zalewski a rinforzare la fascia, insieme ad Ahanor, classe ’08 ex Genoa, e Musah a rinfoltire il centrocampo. È un anno zero, sarà tutto da scoprire.

Il mercato di Milan e Juventus è andato un po’ a sprazzi.

I rossoneri, che hanno riabbracciato Max Allegri dopo quasi quindici anni, hanno messo a segno diversi nomi altisonanti come Modric, Nkunku e Jashari, ma hanno anche perso pezzi importanti come Theo Hernandez e Reijnders. Nella girandola sembrava essere anche Santi Gimenez, arrivato solo a gennaio scorso, col dubbio di uno scambio con Dovbyk della Roma fino all’ultimo secondo utile, ma alla fine il messicano è rimasto.

Per la seconda estate di fila, invece, in casa Juve la dirigenza ha dovuto vedersela col caso Vlahovic (su di lui c’era anche il Milan), che alla fine è rimasto e andrà verosimilmente via a parametro zero a fine anno. I bianconeri, però, sono andati forte sul reparto d’attacco, mettendo le mani su un gioiello come Jonathan David. Oltre a lui, proprio il 1 settembre, sono stati ufficializzati anche Openda e Zeghrova. Nel reparto arretrato, invece, riscattati Kelly e Kalulu e dentro anche Joao Mario. Tante, però, anche le cessioni: Nicolussi-Caviglia, Fagioli, Veiga, Mbangula, Alberto Costa, Weah, Douglas Luiz, Djalo e - proprio sul gong - anche Nico Gonzalez.

E se la Lazio aveva il mercato bloccato, la Roma, con Gasp al timone, ha finalmente fatto un mercato degno del suo blasone. Serviva un esterno forte ed è stato preso Wesley; serviva un centrocampista di quantità e qualità ed ecco El Aynaoui; serviva un centravanti fisico ma anche tecnico ed è arrivato Ferguson. Pochi colpi, ma mirati, per puntellare la rosa e renderla più competitiva. Nel frattempo, Pellegrini è stato messo fuori dal progetto, El Shaarawy reso più centrale e sembra respirarsi un’aria diversa a Trigoria, più focalizzata sugli obiettivi.

Sullo sfondo, occhio anche al Como, che sta proseguendo il suo percorso fatto di progettualità e soldi spesi in maniera oculata e funzionale al calcio di Fabregas (quanto gasano Ramon e Jesus Rodriguez…), alla Fiorentina, che vuole rilanciarsi, e al Bologna, che ha voluto dare nuova vita a Immobile e Bernardeschi.

Ah, ovviamente non ci siamo dimenticati di Vardy alla Cremonese: il romanticismo, dopotutto, è il cuore pulsante di questo gioco fatto di fango e sangue. Sarà una Serie A tutta da vivere, altro che cardiologia.